Siamo felici di presentare una nuova puntata del Podcast “Diamoci voce“, il podcast dell’I.C. Santini che anche quest’anno vede gli alunni protagonisti. Tema di questa puntata è il disastro del Vajont di cui oggi, 9 ottobre, ricorre il sessantesimo anniversario.

LA CATASTROFE DEL VAJONT

Scrivo da un paese che non esiste più: spazzato in pochi istanti da una gigantesca valanga d’acqua, massi e terra piombati dalla diga.” G.Pansa

Monte Toc (Prealpi Bellunesi) 9 ottobre 1963 ore 22.39

Il monte Toc (Patoc in dialetto, cioè fragile) si rompe e una gigantesca frana di 270 milioni di metri cubi di roccia e terra precipita nel bacino formato dalla diga del Vajont. La reazione è spaventosa, la frana cadendo nell’invaso solleva un’onda che precipitando a fondo valle travolge tutto: Erto (e le sue frazioni) e Casso spazzate via. Strade, case, stalle, negozi vengono distrutti, annientati. Ma la tragedia è appena iniziata, una seconda ondata di 25 milioni di metri cubi scavalca la diga, precipita nella valle del Piave e piomba su Longarone, Rivalta, Pirago, Faè, Villanova, Codissago e Vajont e dove prima c’erano paesi ora non rimane più nulla se non un’enorme quantità di fango ed una distesa di macerie. Lo spostamento d’aria provocato da questa enorme massa d’acqua è stato paragonato alle conseguenze di una piccola bomba atomica. Il bilancio è drammatico: circa 2000 vittime di cui solo poco più di 700 verranno identificate perché la furia dell’acqua ha reso molti corpi irriconoscibili, altri li ha spazzati via. Solo la diga rimane ancora lì immobile, intatta, testimone del disastro.
A 60 anni di distanza il Vajont continua ad essere una lezione per tutti perché questa storia fatta di sottovalutazioni, errori, scelte e comportamenti discutibili deve essere un monito affinché lo sfruttamento delle risorse naturali sia sempre equilibrato, risponda a condizioni di sostenibilità per il territorio e di sicurezza per la comunità.
Le infrastrutture necessarie per lo sviluppo devono essere costruite partendo da un approccio diverso, totalmente ecocompatibile, perché ritrovare l’equilibrio tra uomo e natura è diventato un imperativo categorico. Ora più che mai sono attuali le parole di Tina Merlin “Non si può soltanto piangere, è tempo di imparare qualcosa”.

Di seguito la copertina realizzata dagli alunni:

In allegato l’audio della puntata

Documenti

podcast Vajont

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